Questi giorni in cui ci hanno messo in pausa sono inevitabilmente momenti in cui ricordi, scelte, intuizioni, innamoramenti del nostro passato affiorano alla mente. Si tratta quasi di un buen retiro del pensiero che – non potendo lavorare ai ritmi a cui era abituato – ripercorre il vissuto per analizzarlo, comprenderlo o solo per cogliere ancora una volta quelle scintille che lo hanno fatto vibrare. E’ successo anche a me, e più di una volta sono tornata con la mente al momento in cui è nato il progetto IREVEDÌ. Avere un brand tutto nostro era un sogno che Daniele, mio marito, ed io avevamo da tempo, ma la famosa scintilla è scoppiata durante un viaggio di lavoro in Thailandia.
Ero a Bangkok per una nuova collaborazione con un’azienda che produce tessuti, dovevo seguire la loro linea di accessori. Sono partita entusiasta per la nuova prospettiva che si apriva, ma senza sapere cosa mi aspettava.
Quest’azienda è stata fondata dopo la Seconda Guerra Mondiale da un architetto e collezionista d’arte americano. Colto, raffinato, amante dell’arte, s’innamorò della cultura thailandese e della tradizione tessile del paese. In un momento in cui la produzione della seta era in forte declino a vantaggio dei tessuti sintetici, puntò tutto su questo segmento di nicchia della produzione tessile, sicuro che quella seta avrebbe affascinato i compratori americani ed europei e il neo – nato mondo del pret-à-porter. Non stravolse il metodo di lavorazione artigianale tipico thailandese, ma rafforzò la rete di artigiani locali, migliorò i loro telai e introdusse nuove tecniche e disegni permettendo così ai tessitori thailandesi di produrre sete che avrebbero abbagliato il mondo.
Creò la sua azienda come un microrganismo perfetto in grado di operare lungo tutta la filiera, dal baco da seta a splendidi tessuti fantasia, mantenendo un perfetto equilibrio tra produzione industriale e manodopera artigianale. Parallelamente all’azienda organizzò una fattoria e un centro culturale, dedicato alle arti visive, a sostegno della cultura thailandese e allo scambio intellettuale.
Sono rimasta affascinata soprattutto dagli aspetti più artigianali dell’azienda: ormai qui non si produce più solo la seta, ma una gamma amplissima di tessuti soprattutto per arredamento. I prototipi dei prodotti più pregiati e delle sete vengono realizzati ancora oggi con i telai manuali, seguendo le antiche tradizioni del luogo. Soprattutto per quanto riguarda la seta, dalla raccolta dei bachi, alla maceratura in acqua calda degli stessi per ricavarne il filo grezzo, alla tintura dei fili, tutto vede un importante intervento della manodopera locale.
In azienda è ancora in uso la tecnica ikat, letteralmente nuvola, una tipologia di tintura a riserva dei filati laboriosa e costosissima, per questo molto pregiata.
E tutto ciò avviene come una magia, immersi nella natura perfetta e rigogliosa della campagna Thailandese.
Questa convivenza di alto artigianato e arte – una parte degli spazi dell’azienda continuano ad essere utilizzati per mostre d’arte e dimore d’artista – mi ha totalmente conquistato e ho scelto alcuni di questi tessuti jacquard e stampati di cui mi ero innamorata per il nostro progetto Ray Bag.
Si tratta dei tessuti che ho utilizzato per la prima collezione IREVEDÌ e sono stati per me fonte di grande ispirazione: rappresentano la mia passione per il design e la tradizione, essendo nati per l’interior ma con un’anima artigianale autentica. I tessuti delle Ray Bag Marina Pink e Wawy Brown hanno anche una matrice artistica, in quanto la stampa è la riproduzione dell’ opera di un artista.
Oggi come allora trovo questi tessuti vibranti: sono la pura espressione dell’anima antica e tradizionale della Thailandia ma con lo sguardo contemporaneo del mondo dell’arte, una mano materica bellissima, colori intensi, e il fascino della storia di un uomo che ha inseguito il suo sogno…un po’ come me che con IREVEDÌ sto inseguendo il mio.
Scopri tutta la collezione Ray Bag e lasciati trasportare dalla magia e dal fascino di questi pregiati tessuti e trova quello giusto per te.