Finalmente il nostro giorno è arrivato e possiamo condividere con voi il progetto di Irevedì. Dopo mesi di lavoro, di ricerca, studio di materiali, di disegni e prototipi, di risoluzione di problemi e messa a punto dell’universo che ruota intorno al lancio di un prodotto, siamo pronti! Oppure no? Quando metti tante energie in una cosa i dubbi sono leciti, forse anche sani! Irevedì è l’anagramma di everyday, letteralmente ogni giorno. Nessuna parola poteva essere più epifanica: è stato davvero un impegno quotidiano, un crescendo di emozioni ed evoluzioni che ancora faccio fatica a mettere in ordine….
Andiamo a ritroso e partiamo da me: l’amore per l’arte – ho studiato scultura – è una parte importante del mio passato, a Seul. Il coup de foudre per la moda mi ha portato a Firenze, dove sono diventata designer di accessori. In Italia ho lavorato per aziende importanti, ho fatto esperienze a livello internazionale, mi sono innamorata, ho avuto una figlia…Oggi lavoro e famiglia viaggiano su due binari paralleli ed è lungo questo percorso che ha preso vita Irevedì: mio marito Daniele Rimetti è la terza generazione di una azienda che produce pelletteria di altissima qualità. Il suo lavoro degli ultimi anni è stato rivolto a portare l’azienda a livelli sempre più importanti, fuori dai confini nazionali. Oggi lavoriamo con i maggiori brand del settore lusso nel mondo. Il nostro è stato un percorso personale e lavorativo di consapevolezza e di ricerca di equilibrio dove il valore estetico si completa attraverso l’etica e l’attenzione per l’ambiente.
Accanto a questo percorso all’interno dell’azienda, c’è la mia esperienza personale: Ji, mamma che lavora, e che vorrebbe che tutto fosse (quasi) perfetto. Ma manca sempre il tempo…Quando ho iniziato come stilista ero una vera e propria fashion victim: accumulavo oggetti per passione e per trovare l’ispirazione. Con la famiglia si sono capovolte le mie priorità e mi sono improvvisamente resa conto di non aver bisogno di tante cose: mi bastavano dei bei pantaloni, camice e t-shirt che funzionano ovunque. E naturalmente dettagli impeccabili. La parte estetica è importante, quindi il risultato deve essere non solo funzionale ma anche bello da vedere. É una questione di personalità e di equilibrio appunto… Vi state probabilmente già chiedendo perché vi sto raccontando tutte queste cose felici e confuse… un po’ come delle chiacchere tra amiche! Perché da tutto questo melting pot di riflessioni nasce la storia di Irevedì e il suo primo capitolo, la Ray Bag. “Choose your corner, pick away at it carefully, intensely and to the best of your ability and that way you might change the world: sono parole di Ray Eames, la mia personale musa quando abbiamo deciso di creare il nostro brand di borse e abbiamo lavorato sul primo modello.
Designer americana conosciuta in tutto il mondo, Ray Eames aveva un’ inesauribile entusiasmo e una curiosità effervescente. Con il marito Charles danno vita a una sinergia incredibile nella vita e nel lavoro. Creano oggetti snelli, divertenti, funzionali, sofisticati e…semplici! Ray diventa anche il nome della prima borsa Irevedì, un gioco di equilibrio tra bellezza e funzionalità, maschile e femminile, eleganza e versatilità, cuoio e tessuto… Il cuoio è rigorosamente conciato al vegetale, inquina meno ed esalta l’aspetto naturale e unico della pelle. I tessuti sono 100 per cento naturali e sostenibili.
Mi piace essere totalmente sincera in questo che per me ha il sapore di un nuovo inizio: non è stato semplice arrivare qui, il mio non è il mondo delle fiabe, dove è tutto felice e positivo. Fin dalla primissima fase ci sono stati grandi entusiasmi e battute di arresto improvvise, la difficoltà a far convogliare le energie e non disperdersi. Ci abbiamo creduto profondamente da subito. Uno dei momenti più critici è stato quando Daniele sembrava rimandare per non rallentare il lavoro in azienda. Ho aggirato l’ostacolo e mi sono fatta fare un prototipo dalla concorrenza! Aveva mille difetti, una perdita di tempo totale ma almeno è servito a smuovere le acque: lui si è sentito toccato nel vivo e mi ha messo a disposizioni le mani migliori della nostra azienda. Sono artigiani giovanissimi e preparati: mani, ma anche teste eccezionali e insieme ci siamo rimessi a progettare.
Mi hanno dato un grande supporto: quando lavoro per qualcuno e realizzo un progetto per un brand o per un altro ho le idee molto chiare. Ma questa volta è diverso: prendere una decisione è la cosa più difficile al mondo quando stai investendo la tua energia, i tuoi soldi, le tue idee e know-how su te stessa, ma non hai alcuna garanzia e devi usare l’istinto e la ragione nelle giuste dosi. Quando crei qualcosa di nuovo non esiste solo il prodotto: c’è il marketing, il sito web, l’e-commerce, i social media. Tutte cose di cui non mi ero mai occupata e per me erano un ostacolo importante: fortunatamente ho coinvolto le persone giuste con cui mi piace lavorare, con le quali sto crescendo professionalmente e personalmente. Mi sento come uno studente che sta imparando cose nuove. Ma sono felice perché adesso ho una nuova sfida, di cui ho un po’ paura ma che mi emoziona e mi permette di comunicare il mio concetto di moda e di stile, un mix di buon gusto, cultura e rispetto degli altri e del nostro mondo. Con la Ray Bag abbiamo fatto un primo passo importante, il progetto è di proseguire in questa direzione creando oggetti, non solo borse ma anche accessori e abbigliamento, che ti facciano sentire bene, elegante e sicuro di te in ogni occasione. Per donne e uomini di oggi.