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magazine irevedì

La mancanza ci ha fatto riscoprire il valore di cose a cui non prestavamo più attenzione: una stretta di mano, una cena con gli amici, la tenerezza di un bacio…Nella speranza di tornare lentamente alla normalità, proprio per non dimenticare questa nuova consapevolezza, abbiamo deciso di dedicare un piccolo spazio del nostro magazine ai baci più belli della storia dell’arte. Abbiamo scelto i più contemporanei, perché la solitudine e il senso di alienazione che abbiamo provato in questi lunghi mesi si avvicinano alla fragilità del sentire moderno più che alla solenne bellezza dell’arte antica.

L’artista che più di tutti ha raccontato la solitudine di questo anno è stato forse Edward Hopper. Tra i suoi quadri celebri non ci sono baci ma gli uomini e le donne del famoso I Nottambuli del 1942, al bancone di una tavola calda, o quelli dipinti in Stanza a New York che ci assomigliano e ricordano i nostri silenzi di questi mesi. Soli, al bar, a girare un cucchiaino nella tazza del caffè, la testa abbassata. Soli, incapaci di comunicare fra loro, in un locale aperto nel cuore della notte, come se fossero separati da un’invisibile barriera di plexiglass. Lontani anche nell’essere vicini. Come la solitudine di guardare il mondo dalla finestra della propria casa di Sole di mattina. Sola, in casa, seduta sul letto a guardare il sole del mattino che entra dalla finestra, lo sguardo perso nel vuoto.

Come Gli Amanti di Magritte, avvolti in un sottile tessuto bianco, colti nell’atto di baciarsi ma destinati a non toccarsi mai. Ma noi vogliamo anche celebrare la gioia di essere innamorati e di baciarsi. Forse allora nel Bacio di Roy Lichtenstein – capolavoro pop che nella trama ingrandita dei volti dei protagonisti ricorda la nostra Ray Bag Tuscany Red le lacrime di lei sono per la gioia di aver finalmente ritrovato il suo grande amore.

Non ci sono ombre nel meraviglioso dipinto Compleanno di Marc Chagall: nella tela l’artista è riuscito a racchiudere tutta la leggerezza dell’amore. Del suo amore, perché i protagonisti del quadro sono lui e la moglie Bella. Nel 1915, quando ha dipinto l’opera, Chagall è appena tornato da Parigi dove, nel suo lungo soggiorno, ha incontrato i Fauves, in particolare Matisse, che gli hanno insegnato ad usare il colore per trasmettere le emozioni. Ora è tornato a casa sua a Vitebsk, in Bielorussia, ed è felice: finalmente può abbracciare, baciare e sposare la sua Bella, così da coronare il loro grande amore: rappresenta la spensieratezza, la leggerezza, la sensazione di invincibilità che provoca l’amore.

E’ questo genere di sentimento che adesso ci serve credere che esista: quello che parla di rinascita e di nuova vita, come succede ne Il bacio di Constantin Brancusi, ispirato a un altro celebre bacio, quello di Auguste Rodin. Per Brancusi il bacio è l’unione intima di due anime che diventano un unico blocco indistruttibile, pronto a generare nuova vita.

E siccome l’amore ai tempi del Covid è no gender non possiamo che chiudere con il bacio omosessuale in divisa di Banksy, con il suo dirompente romanticismo. Nel 2004 a Brighton, su un muro compare il graffito di due poliziotti che si baciano. L’acclamato e misterioso writer con questa semplice, ma efficace immagine, denuncia l’omofobia e ridicolizza l’autorità.

Irevedì celebra l’amore come sentimento puro, senza tempo, senza sesso e senza barriere.

Irevedì è amore, è passione, è vita, è arte.

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